Questione di stile

Sì, è vero, a Natale manca ancora più di un mese: ma ammettetelo che in realtà state già pensando a che regali fare, a come sistemare tutti i parenti a pranzo (compresa la sgradevolissima zia Gertrude), e a con che cosa brindare. E perché non con la birra? Anche in Italia ha infatti preso piede la tradizione delle birre di Natale; dietro a questa definizione, tuttavia, si celano una moltitudine di birre e di storie diverse.

“Birra di Natale” è infatti un’etichetta che viene data alle birre prodotte per la stagione invernale e in particolare per le feste, al di là di quello che sia lo stile di riferimento: anche il BJCP – la “Bibbia” degli stili birrari -, alla voce “Winter Seasonal Beer”, le definisce come “birre che sugeriscono il freddo e la stagione delle feste natalizie”, e che “possono includere spezie, zuccheri speciali, e altri prodotti che ricordano i dolci natalizi”. Insomma, le cugine brassicole del vin brulé o del noto eggnog, nelle loro più svariate declinazioni. A contraddistinguerle sono quindi genericamente il colore dall’ambrato al bruno, il tenore alcolico elevato, e la predominanza di toni tra il dolce e lo speziato, che il bravo birraio riesce a calibrare nel migliore dei modi.

Ad avere una tradizione particolarmente concolidata in questo senso è il Belgio, dove queste produzioni sono conosciute con il nome di Kerstbier, e incarnano molto bene la descrizione fatta sopra: ad una base generalmente di Belgian Strong Ale o di una Tripel vengono aggiunti cannella, cumino, coriandolo, zenzero, noce moscata, zucchero candito, miele ed altro ancora. Affondano le loro radici nelle birre prodotte per le feste ad uso familiare; e si prestano anche a diventare birre “d’annata”, e a vere e proprie degustazioni verticali per chi ha la pazienza di collezionarle di anno in anno.

Anche il Regno Unito vanta una tradizione di “Winter Warmer”, nate, secondo l’Oxford Companion to Beer, dalle “Lambswool” – bevanda medievale caratterizzata dall’uso di mele arrostite, noce moscata, zenzero e miele – e dai “Wassail”, sorta di vin brulé. Oggi vengono create partendo da basi assai varie – barley wine, stout, scotch ale, ipa – con una vasta eterogeneità sia di stili che di speziature (in alcune addirittura assente) e di gradazione alcolica (dai 4 ai 15 gradi).

Diverso è il caso della Germania, dove il Reinheitsgebot – l’Editto di Purezza emanato nel 1516 da Guglielmo IV di Baviera, che imponeva di usare solo malto d’orzo, acqua e luppolo – ha notevolmente limitato la “creatività” in questo senso. A fare al caso del Natale e dell’inverno rimangono quindi le birre più forti e dolci della tradizione tedesca, le Bock e le Doppelbock. Curioso che le Doppelbock siano caratterizzate storicamente dal suffisso “-ator”, che viene ricondotto alla Paulaner Salvator: appunto “il Salvatore”, e per quanto non fosse all’origine stata pensata come birra per celebrarne la nascita, la coincidenza è quantomeno bizzarra. Al giorno d’oggi, non essendo i birrifici più vincolati all’editto di purezza, sono naturalmente liberi di sperimentare; ma la tradizione ha comunque il suo peso, per cui generalmente si tratta spesso semplicemente di birre più forti della media, o per le quali è stato pensato un packaging natalizio.

E l’Italia? Anche qui, dove non esiste una tradizione consolidata in questo senso, i birrifici hanno sbizzarrito la propria creatività. B2O già da qualche anno propone da xmaStrong, che per iil 2018 si presenta però in versione rivista. Alla base di strong ale viene infatti aggiunto il figo moro di Caneva Igp, che – spiega il birraio – ha la capacità di innalzare il contenuto di maltosio, uno zucchero fermentescibile, che contribuisce quindi (come la definizione stessa dice) alla fermentazione della birra, conferendo sì dolcezza ma non stucchevolezza – in quanto gli zuccheri vengono degradati dal lievito. La birra viene poi messa a maturare per un mese e mezzo in botte di rovere, per conferirle profumi di legno e una peculiare rotondità: “Si presenta morbida e complessa al tempo stesso – anticipa Gianluca – e, nonostante il grado alcolico significativo e la sensazione avvolgente di calore al palato, grazie alla discreta secchezza per lo stile risulta comunque facile a bersi”. Non ci ha anticipato altro…non resta che provarla!